"LIQUORE ALLA SALVIA"
erba della vita
... figlio di Poseidone e di una Naiade,
Glauco fu divinità del mare come lo fu il padre,
nacque umano e fu pescatore in Beozia.
Accadde che, posato il pescato su di un prato,
i pesci mangiarono quell'erba e tornarono in vita e subito si riversarono in mare.
Glauco, curioso, assaggiò l'erba ed il suo corpo mutò:
da mortale divenne divinità marina
infatti dalla vita in giù assunse sembianza di pesce.
Cercò di sedurre Scilla e di ammaliare Arianna,
i loro rifiuti diedero motivo a Circe di coprirlo di ridicolo...
Glauco fu divinità del mare come lo fu il padre,
nacque umano e fu pescatore in Beozia.
Accadde che, posato il pescato su di un prato,
i pesci mangiarono quell'erba e tornarono in vita e subito si riversarono in mare.
Glauco, curioso, assaggiò l'erba ed il suo corpo mutò:
da mortale divenne divinità marina
infatti dalla vita in giù assunse sembianza di pesce.
Cercò di sedurre Scilla e di ammaliare Arianna,
i loro rifiuti diedero motivo a Circe di coprirlo di ridicolo...
-
500 ml di alcool a 95°
-
60 foglie fresche di erba salvia
-
500 ml di acqua
-
440 g di zucchero
PREPARAZIONE
Per prima cosa lavare le foglie di erba salvia e farle asciugare su di un telo pulito.
In un vaso di vetro trasparente, mettere l'alcool e le foglie di salvia.
E' opportuno che il vaso abbia una capienza superiore al litro e sia ermetico.
Lasciare al buio per 15 giorni avendo cura di agitare ogni giorno il vaso.
Trascorsi i 15 giorni preparare lo sciroppo mettendo in un pentolino acqua e zucchero. Portare a 100°C lo sciroppo, una volta raffreddato versarlo nel vaso di vetro con l'alcool e le foglie di salvia.
Lasciate riposare il contenuto una quindicina di giorni sempre al buio.
A questo punto filtrare il contenuto con un colino a maglie strette foderato di una garza bianca per ottenere un liquore il più limpido possibile.
Questo passaggio può essere ripetuto sino a che il liquore si presenta limpido.
Imbottigliare ed etichettare.
Il liquore alla salvia, come molti liquori, va servito freddo,
ideale come fine pasto con gli amici
"salvus" significa sano
I Galli attribuivano alla salvia potere di guarire da tutte le malattie
Alcuni popoli credevano risuscitasse i morti
I Romani attribuirono sacralità a questa pianta al punto di permetterne la raccolta
solo a pochi eletti e dopo aver compiuto sacrifici
I Cinesi la definirono erba della longevità
Nel XVII secolo i mercanti olandesi per ogni cesto di salvia ne cedevano tre di tè
Cicatrizzante per ferite e piaghe sin dal Medioevo
Cura l'insonnia, riduce la glicemia, buon antinfiammatorio, espettorante e digestivo,
buona risposta per reumatismi, edemi, ritenzione idrica, emicrania e gengiviti,...
...cosa dire di più per invogliarti a gustarla
sebbene in questa versione insolita e apparentemente poco salutistica...
CONSERVAZIONE/SERVIRE
I liquori vanno conservati al buio a temperatura ambiente.
E' preferibile tenere in frigorifero la bottiglia quando aspettate amici.
L'eventuale deposito sul fondo della bottiglia è da attribuire ad un filtraggio grossolano.
...Glauco acquisì l'immortalità grazie ad essa...
Gruppo del Glauco -Rutelli-
Le
Nereidi, sciolto
il convegno, si allontanano nuotando nelle onde tranquille.
Se
ne va anche Scilla, ma non osando avventurarsi in mare aperto,
vaga
senza vesti addosso sulla spiaggia assolata
e
alla fine, ormai stanca, trovata una caletta appartata,
si
rinfresca le membra nell'acqua che lì ristagna.
Ed
ecco che fendendo i flutti, arriva Glauco che,
mutate le
membra ad Antèdone in faccia all'Eubea,
solo da poco viveva nell'oceano;
vede la vergine e per il desiderio si arresta,
le
rivolge tutte le frasi che pensa possano trattenerla.
Ma
lei, resa veloce dal timore, fugge, fugge
e
raggiunge la cima di un monte che sorge vicino alla spiaggia.
È
una grande altura che, salendo con un lungo pendio dall'acqua
verso
il cielo, culmina in un'unica punta di fronte al mare.
Qui
lei si ferma e, da quel luogo sicuro, indecisa se quell'essere
sia
un mostro oppure un dio, ne guarda stupita il colore,
i
capelli che gli coprono le spalle giù sino al dorso
e
si meraviglia che dall'inguine si affusoli come un pesce.
Glauco
se ne accorge e, aggrappandosi a uno scoglio lì vicino:
"Non
sono un mostro, vergine, né una belva feroce,
ma
un dio dell'acqua" dice. "E di me non hanno sul mare
più
potere Pròteo, Tritone o Palèmone, il figlio di Atamante.
Prima
però ero un mortale, ma a dire il vero già allora
il
mondo mio era il mare profondo e già allora lo dominavo.
A
volte trascinavo reti ricolme di pesci,
altre,
seduto su uno scoglio, pescavo con canna e lenza.
Al
margine di un prato verde c'è una spiaggia:
su
questa si riversa il mare, il prato è coperto di un'erba
che
nessuna giovenca selvatica ha mai violato coi suoi morsi,
che
voi, placide pecore o irsute caprette, avete mai brucato.
Mai
lì, col loro zelo, le api colsero dai fiori il polline,
mai
lì si son fatte ghirlande per le feste, mai una mano armata
di
falce vi è passata. Io fui il primo a sedermi
su
quelle zolle, mentre facevo asciugare le reti bagnate,
e
per contarli in bell'ordine sopra vi disposi
i
pesci catturati, quelli che il caso aveva sospinto
nelle
reti o la loro ingenuità sugli ami adunchi.
Parrebbe
un'invenzione, ma inventare che mi gioverebbe?
a
contatto con l'erba, la mia preda cominciò ad agitarsi,
a
mutar lato e a guizzare sulla terra come fosse nell'acqua.
E
mentre trasecolo impietrito, l'intero branco
si
rituffa nel mare abbandonando la spiaggia e il nuovo padrone.
Rimango
attonito, a lungo in dubbio e cerco la causa:
se
opera sia stata di un nume o del succo di un'erba.
"Ma
quale erba può avere questo potere?" mi dico, e con la mano
ne
colgo un ciuffo e, quando l'ho colto, lo mordo con i denti.
La
gola aveva appena assorbito quel succo misterioso,
che
improvvisamente sentii dentro di me un'agitazione
e
in petto il desiderio travolgente di un'altra natura.
Non
potei resistere a lungo. "Addio, terra, addio!" dissi.
"Mai
più ti cercherò!" e con tutto il corpo mi tuffai sott'acqua.
Gli
dei del mare mi accolsero, onorandomi come loro pari,
e
pregarono Oceano e Teti di togliermi ciò che di mortale
potevo
ancora avere. Purificato sono da loro
che,
pronunciata la formula contro le impurità nove volte,
ordinano
che ponga il mio petto sotto il getto di cento fiumi.
E
di colpo fiumi scendono da ogni parte
e
mi rovesciano addosso un diluvio d'acqua.
Questo
è tutto ciò che posso narrarti di quell'evento incredibile.
Solo
questo ricordo: di altro non serbo memoria.
Quando
rinvenni, mi sentii diverso in tutto il corpo,
diverso
da com'ero, e mutato persino nella mente.
Allora
mi accorsi di questa barba color verderame,
di
questa chioma che trascino sulle distese del mare,
di
queste grandi spalle, delle braccia azzurre
e
delle gambe che attorcigliate terminano in pinne di pesce.
Ma
che mi serve questo aspetto, l'esser piaciuto agli dei marini,
essere
un dio, se tutto ciò ti lascia indifferente?". Stava ancora
parlando,
e avrebbe detto di più, se con sdegno Scilla
non
l'avesse abbandonato. Lui s'infuriò e irritato dal rifiuto
si
diresse verso il palazzo incantato di Circe
(OVIDIO, Libro XIII)
"... e mutato persino nella mente ..."
500 ml di alcool a 95°
60 foglie fresche di erba salvia
500 ml di acqua
440 g di zucchero
PREPARAZIONE
Per prima cosa lavare le foglie di erba salvia e farle asciugare su di un telo pulito.
In un vaso di vetro trasparente, mettere l'alcool e le foglie di salvia.
E' opportuno che il vaso abbia una capienza superiore al litro e sia ermetico.
Lasciare al buio per 15 giorni avendo cura di agitare ogni giorno il vaso.
Trascorsi i 15 giorni preparare lo sciroppo mettendo in un pentolino acqua e zucchero. Portare a 100°C lo sciroppo, una volta raffreddato versarlo nel vaso di vetro con l'alcool e le foglie di salvia.
Lasciate riposare il contenuto una quindicina di giorni sempre al buio.
A questo punto filtrare il contenuto con un colino a maglie strette foderato di una garza bianca per ottenere un liquore il più limpido possibile.
Questo passaggio può essere ripetuto sino a che il liquore si presenta limpido.
Imbottigliare ed etichettare.
In un vaso di vetro trasparente, mettere l'alcool e le foglie di salvia.
E' opportuno che il vaso abbia una capienza superiore al litro e sia ermetico.
Lasciare al buio per 15 giorni avendo cura di agitare ogni giorno il vaso.
Trascorsi i 15 giorni preparare lo sciroppo mettendo in un pentolino acqua e zucchero. Portare a 100°C lo sciroppo, una volta raffreddato versarlo nel vaso di vetro con l'alcool e le foglie di salvia.
Lasciate riposare il contenuto una quindicina di giorni sempre al buio.
A questo punto filtrare il contenuto con un colino a maglie strette foderato di una garza bianca per ottenere un liquore il più limpido possibile.
Questo passaggio può essere ripetuto sino a che il liquore si presenta limpido.
Imbottigliare ed etichettare.
Il liquore alla salvia, come molti liquori, va servito freddo,
ideale come fine pasto con gli amici
ideale come fine pasto con gli amici
"salvus" significa sano
I Galli attribuivano alla salvia potere di guarire da tutte le malattie
Alcuni popoli credevano risuscitasse i morti
I Romani attribuirono sacralità a questa pianta al punto di permetterne la raccolta
solo a pochi eletti e dopo aver compiuto sacrifici
I Cinesi la definirono erba della longevità
Nel XVII secolo i mercanti olandesi per ogni cesto di salvia ne cedevano tre di tè
Cicatrizzante per ferite e piaghe sin dal Medioevo
Cura l'insonnia, riduce la glicemia, buon antinfiammatorio, espettorante e digestivo,
buona risposta per reumatismi, edemi, ritenzione idrica, emicrania e gengiviti,...
...cosa dire di più per invogliarti a gustarlasebbene in questa versione insolita e apparentemente poco salutistica...
CONSERVAZIONE/SERVIRE
I liquori vanno conservati al buio a temperatura ambiente.
E' preferibile tenere in frigorifero la bottiglia quando aspettate amici.
L'eventuale deposito sul fondo della bottiglia è da attribuire ad un filtraggio grossolano.
...Glauco acquisì l'immortalità grazie ad essa...
Gruppo del Glauco -Rutelli- |
Le
Nereidi, sciolto
il convegno, si allontanano nuotando nelle onde tranquille.
Se
ne va anche Scilla, ma non osando avventurarsi in mare aperto,
vaga
senza vesti addosso sulla spiaggia assolata
e
alla fine, ormai stanca, trovata una caletta appartata,
si
rinfresca le membra nell'acqua che lì ristagna.
Ed
ecco che fendendo i flutti, arriva Glauco che,
mutate le
membra ad Antèdone in faccia all'Eubea,
solo da poco viveva nell'oceano;
vede la vergine e per il desiderio si arresta,
le
rivolge tutte le frasi che pensa possano trattenerla.
Ma
lei, resa veloce dal timore, fugge, fugge
e
raggiunge la cima di un monte che sorge vicino alla spiaggia.
È
una grande altura che, salendo con un lungo pendio dall'acqua
verso
il cielo, culmina in un'unica punta di fronte al mare.
Qui
lei si ferma e, da quel luogo sicuro, indecisa se quell'essere
sia
un mostro oppure un dio, ne guarda stupita il colore,
i
capelli che gli coprono le spalle giù sino al dorso
e
si meraviglia che dall'inguine si affusoli come un pesce.
Glauco
se ne accorge e, aggrappandosi a uno scoglio lì vicino:
"Non
sono un mostro, vergine, né una belva feroce,
ma
un dio dell'acqua" dice. "E di me non hanno sul mare
più
potere Pròteo, Tritone o Palèmone, il figlio di Atamante.
Prima
però ero un mortale, ma a dire il vero già allora
il
mondo mio era il mare profondo e già allora lo dominavo.
A
volte trascinavo reti ricolme di pesci,
altre,
seduto su uno scoglio, pescavo con canna e lenza.
Al
margine di un prato verde c'è una spiaggia:
su
questa si riversa il mare, il prato è coperto di un'erba
che
nessuna giovenca selvatica ha mai violato coi suoi morsi,
che
voi, placide pecore o irsute caprette, avete mai brucato.
Mai
lì, col loro zelo, le api colsero dai fiori il polline,
mai
lì si son fatte ghirlande per le feste, mai una mano armata
di
falce vi è passata. Io fui il primo a sedermi
su
quelle zolle, mentre facevo asciugare le reti bagnate,
e
per contarli in bell'ordine sopra vi disposi
i
pesci catturati, quelli che il caso aveva sospinto
nelle
reti o la loro ingenuità sugli ami adunchi.
Parrebbe
un'invenzione, ma inventare che mi gioverebbe?
a
contatto con l'erba, la mia preda cominciò ad agitarsi,
a
mutar lato e a guizzare sulla terra come fosse nell'acqua.
E
mentre trasecolo impietrito, l'intero branco
si
rituffa nel mare abbandonando la spiaggia e il nuovo padrone.
Rimango
attonito, a lungo in dubbio e cerco la causa:
se
opera sia stata di un nume o del succo di un'erba.
"Ma
quale erba può avere questo potere?" mi dico, e con la mano
ne
colgo un ciuffo e, quando l'ho colto, lo mordo con i denti.
La
gola aveva appena assorbito quel succo misterioso,
che
improvvisamente sentii dentro di me un'agitazione
e
in petto il desiderio travolgente di un'altra natura.
Non
potei resistere a lungo. "Addio, terra, addio!" dissi.
"Mai
più ti cercherò!" e con tutto il corpo mi tuffai sott'acqua.
Gli
dei del mare mi accolsero, onorandomi come loro pari,
e
pregarono Oceano e Teti di togliermi ciò che di mortale
potevo
ancora avere. Purificato sono da loro
che,
pronunciata la formula contro le impurità nove volte,
ordinano
che ponga il mio petto sotto il getto di cento fiumi.
E
di colpo fiumi scendono da ogni parte
e
mi rovesciano addosso un diluvio d'acqua.
Questo
è tutto ciò che posso narrarti di quell'evento incredibile.
Solo
questo ricordo: di altro non serbo memoria.
Quando
rinvenni, mi sentii diverso in tutto il corpo,
diverso
da com'ero, e mutato persino nella mente.
Allora
mi accorsi di questa barba color verderame,
di
questa chioma che trascino sulle distese del mare,
di
queste grandi spalle, delle braccia azzurre
e
delle gambe che attorcigliate terminano in pinne di pesce.
Ma
che mi serve questo aspetto, l'esser piaciuto agli dei marini,
essere
un dio, se tutto ciò ti lascia indifferente?". Stava ancora
parlando,
e avrebbe detto di più, se con sdegno Scilla
non
l'avesse abbandonato. Lui s'infuriò e irritato dal rifiuto
si
diresse verso il palazzo incantato di Circe
(OVIDIO, Libro XIII)
"... e mutato persino nella mente ..."